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Categories Pranzo

Gnocchi alle melanzane

Ieri sera mi sono ritrovata con il frigo pieno di melanzane, belle, viola e di stagione!

Ebbene si, la frutta e la verdura non le scelgo io, lo fa l’orto al posto mio e così mi sono ritrovata con un’abbondanza di melanzane. Buonissime in ogni modo: alla piastra, al forno ripiene, come sugo per la pasta… ma ieri avevo voglia di cucinare e canticchiare e provare qualcosa di nuovo. Ho scovato questa bella e facile ricetta degli gnocchi alle melanzane che condivido con voi!

La preparazione è un po’ lunga ma il successo è garantito! Buon appetito!

Ingredienti

  • Melanzane 1 kg
  • Uova 1 medio
  • Sale q.b.
  • Pepe q.b.
  • Basilico fresco 5 foglie
  • Aglio spicchi 2
  • Olio di oliva extravergine q.b
  • Grana padano grattugiato 3 cucchiai
  • Farina tipo “00” 300 gr
  • Pomodori ciliegino 350 gr

Preparazione

Per preparare gli gnocchi di melanzane con pomodorini e basilico, iniziate lavando sotto acqua corrente fredda le melanzane. Poi asciugatele accuratamente con un panno da cucina e mettetele su una leccarda rivestita di carta da forno. Quindi cuocetela in forno a 200° per 40-45 minuti. Appena le melanzane saranno pronte, toglietele dal forno e fatele intiepidire. Quindi privatele del picciolo e dell’estremità e pelatele delicatamente aiutandovi con un coltellino per eliminare la pelle esterna.

Ora tagliate la polpa a fette sottili e poi riducetele a dadini, quindi tritatele ancora con un coltello o aiutandovi con una mezzaluna. Mettete la polpa di melanzane in uno scolapasta e con l’aiuto di una forchetta schiacciate per eliminare tutto il liquido presente.

In una padella, fate scaldare un filo d’olio e uno spicchio d’aglio; appena l’aglio sarà ben dorato aggiungete la polpa di melanzane tritate e saltatele per circa 10 minuti a fuoco vivace, mescolando di tanto in tanto. Quando le melanzane saranno pronte versatele in una ciotola e tenetele da parte per farle intiepidire. Mettete da parte anche la padella che avete utilizzato per saltare le melanzane.

Quando la polpa di melanzane nella ciotola sarà intiepidita, aggiungete le foglie di basilico spezzettate con le mani, l’uovo, un pizzico di sale un pizzico di pepe e incorporate la farina setacciata e ad ultimo 3 cucchiai di formaggio grana. Mescolate il composto aiutandovi con una forchetta fino ad ottenere un impasto compatto e omogeneo.

Quando gli ingredienti saranno amalgamati, formate una pallina con il composto ottenuto e trasferitela su una spianatoia che avrete spolverizzato con un po’ di farina. Quindi, iniziate a realizzare gli gnocchi: stendete l’impasto con le mani per creare dei budellini dello spessore di 2-3 centimetri; tagliate i vostri gnocchi di circa 2-3 cm di lato. Per dare agli gnocchi una forma più definita, praticate le caratteristiche rigature facendo scivolare ogni gnocco sull’apposita gratella in legno o passandoli sui rebbi di una forchetta.

A mano a mano che li fate appoggiateli sullo stesso ripiano leggermente infarinato. Terminate di realizzare gli gnocchi con il restante impasto e trasferiteli su un vassoio infarinato per farli riposare 15 minuti, in modo poi da rendere più comodo anche il passaggio in pentola per la cottura. Intanto, lavate i pomodorini sotto acqua corrente e riduceteli a spicchi.

Nella stessa padella in cui avete fatto cuocere le melanzane, fate scaldare un filo d’olio e rosolate l’altro spicchio d’aglio che appena sarà ben dorato toglierete con una pinza da cucina o con una forchetta. Aggiungete i pomodorini e cuoceteli a fuoco sostenuto per 6 minuti insaporendoli con sale e pepe e 2-3 foglie di basilico. Quindi mescolate e spegnete. Intanto prendete una pentola capiente con bordi alti, riempitela di acqua per ¾, salate a piacere e portate a bollore. Quindi immergete delicatamente gli gnocchi e fateli cuocere per qualche minuto. Saranno pronti quando inizieranno a venire a galla.

Per scolarli utilizzate una schiumarola e trasferiteli a mano a mano direttamente nella padella con i pomodorini. Accendete il fuoco basso, amalgamate il tutto per pochi secondi, spegnete e servite i vostri gnocchi di melanzane con pomodorini e basilico con ancora qualche fogliolina di basilico fresco!

 

fonte www.giallozafferano.it
Categories News, Ricette

Zuppa di Zucca e Zenzero di Laura

 Ingredienti:

  • 1 porro
  • 1 carota
  • Sale q.b.
  • Zenzero fresco 20gr
  • Pepe qb
  • Brodo di verdure
  • Paprika dolce 1 cucchiaino
  • Olio extra vergine d’oliva

 

Preparazione:

Iniziamo pulendo la zucca, svuotandola dei semi e tagliandola a cubetti eliminando la buccia, dopodiché puliamo anche lo zenzero e tagliamolo a cubetti. Laviamo il porro, eliminiamo le foglie più esterne e affettiamolo a rondelle sottili. Procediamo versando in una pentola alta i porri tagliati, la cipolla e un filo d’olio. Facciamo soffriggere per 5 minuti dopo di che versiamo un mestolo di brodo caldo e aggiungiamo anche lo zenzero a cubetti e la zucca. Aggiustiamo di sale e pepe e lasciamo cuocere per 25 minuti circa a fuoco medio aggiungendo del brodo poco alla volta durante la cottura. Quando la zucca risulterà morbida togliamo dal fuoco, passiamo il tutto al minipimer, aromatizziamo con un cucchiaio di paprika dolce, aggiungiamo un filo di olio e i semi di chia. Possiamo servire la vellutata con crostini caldi e gustarci un mondo di sapori!

 

Visto che abbiamo già parlato delle proprietà degli alimenti che compongono questa gustosissima ricetta, oggi vi propongo questo articolo che ci spiega molto bene perché soprattutto in autunno ed in inverno è importante mangiare le zuppe!

Grazie Laura per gli spunti che ci offri e le ricettine che ci regali!

 

Le zuppe sono composte prevalentemente da verdure a cui possiamo  aggiungere una fetta di pane integrale tostato. Possiedono una qualità piuttosto rara nella cucina moderna: quella di offrire in un’unica soluzione un piatto ricchissimo in nutrienti (vitamine, minerali, oligoelementi, fibra e antiossidanti) e con ridotta densità energetica, ovvero in grado di apportare poche calorie. L’esatto contrario dei cibi di cui ci nutriamo prevalentemente oggi, che sono invece ad alta densità energetica, ovvero ricchi in calorie, ma estremamente poveri di nutrienti. Fanno parte di quest’ultima categoria alimenti di uso quotidiano, come il pane bianco, la pasta, i biscotti, le merendine, le bibite zuccherate, le fette biscottate, i grissini e le gallette. Anche le minestre, che, a differenza delle zuppe prevedono l’aggiunta di cereali come farro, orzo e riso, apportano più nutrienti se usiamo cereali integrali, e meno calorie di un comune primo piatto. Bastano infatti 50-60 grammi di cereale per ottenere una porzione di minestra, mentre la stessa dose risulterebbe insufficiente per una pasta asciutta. Le zuppe e le minestre, infatti, hanno un elevato potere saziante per la presenza di abbondante acqua e fibra.

Mangiare zuppe, inoltre, è un modo semplice per aumentare il consumo di verdure. Chi vuole perdere un poco di peso può sostituire, due volte a settimana, la cena con una zuppa vegetale in modo da ridurre le calorie, senza rinunciare al gusto e senza patire la fame. Prepariamole in casa, non compriamo quelle precotte che sono ricche in sale e conservanti, e impoverite di vitamine. La differenza si percepisce subito, e non solo al gusto: una zuppa fatta in casa può essere diuretica, una comprata invece, frequentemente crea ritenzione idrica per la presenza di sodio e mono glutammato.

 

I benefici delle zuppe sono molteplici:

  • Facili da preparare.Basta aggiungere le verdure in pentola, versare dell’acqua, eventualmente insaporire con spezie, e aspettare che lentamente il calore misceli gli alimenti sprigionando un sapore ogni volta diverso e unico.
  • Perché ci consentono di fare il pieno di verdure, le quali apportano minerali, vitamine e fibra, indispensabili per la salute. Non dimentichiamo di aggiungere spezie ed erbe aromatiche per arricchire così la zuppa non solo di gusto, ma anche di preziosi antiossidanti.
  • L’elevato contenuto di acqua e la presenza di verdure ricche in fibra inducono lo stomaco a distendersi e ci fanno sentire sazi. Gli studi dimostrano che iniziare il pasto con una zuppa induce a ridurre spontaneamente l’assunzione di calorie del 20 percento, per l’instaurarsi di una più precoce sensazione di sazietà.
  • A ridotto contenuto di grassi.Sono talmente ricche in sapore che basta aggiungere un filo di olio a crudo perché siano pronte da gustare.
  • Ad elevato potere idratante e remineralizzante.Con le zuppe aumentiamo l’assunzione di liquidi e minerali disciolti in forma colloidale, una forma che li rende più biodisponibili, ovvero più assorbibili ed utilizzabili dal nostro corpo.
  • Una zuppa a base di verdure o una minestra di cereali rappresentano un pasto ipocalorico che non impegna la digestione per ore interferendo con il riposo notturno e con la capacità del corpo di riparare.
  • Favoriscono il transito intestinale.La ricchezza in fibra di verdure, cereali integrali e legumi, stimola la peristalsi e nutre la flora batterica intestinale “buona”, promuovendone la crescita.
  • Possiamo aggiungere qualunque verdura avanzata o comprata per l’occasione, insieme ad un pugno di cereali integri come farro, orzo, miglio, quinoa e legumi, per ottenere il nutrimento di un pasto completo, ad un costo estremamente contenuto.

 

 

fonte www.plenair.it

 

 

Categories Cena

Tartare di pesce spada di Laura

Non fermate questa donna! Laura continua a regalarci delle prelibatezze!

Ecco la sua tartare di pesce spada.

Ingredienti per la tartare:

  • 1 filetto di pesce spada circa 300 gr
  • 1 scalogno
  • Pomodori pachino 150 gr
  • 1 manciata di olive taggiasche
  • Capperi sotto sale 3 gr
  • Basilico 3 gr
  • Maggiorana 3 gr
  • Menta 3 gr
  • Succo di mezzo pompelmo
  • Scorza di 1 pompelmo
  • 2/3 fette di pompelmo a testa per decorazione e poi integrare alla tartare
  • Olio evo 120 gr
  • Sale qb
  • Pepe qb
  • Semi di chia, circa 10 gr

Ingredienti per il contorno:

  • Rucola
  • 3 patate
  • Prezzemolo
  • Sale qb
  • Pepe qb

Preparazione:

Cominciamo con il bollire le patate, sbucciarle e condirle con prezzemolo, olio ed aggiustando di sale. Laviamo anche la rucola, la asciughiamo e la condiamo a nostro piacere.

Procediamo dunque con la nostra tartare: tritiamo finemente lo scalogno, i capperi dopo averli lavati ed anche le erbe: basilico, maggiorana e menta.

Prepariamo quindi l’emulsione: cominciamo grattugiando la scorza del pompelmo prelevandone il succo. Versiamo il succo in una ciotola, aggiungiamoci l’olio, aggiustiamo di sale e pepe. Laviamo e tagliamo quindi i pomodorini privandoli dei semini interni in una dadolata sottile. Passiamo quindi al taglio del pesce spada: un consiglio x riuscire a tagliare in una dadolata perfetta il filetto è quello di porlo per mezzora in freezer. Poi sarà pronto ad essere tagliato perfettamente in cubetti di circa mezzo centimetro dopo avergli tolto la pelle. Possiamo quindi porre in una terrina la dadolata di spada, i pomodorini tagliati, le olive taggiasche, i sapori, i capperi, la scorza grattugiata del pompelmo e condiamo il tutto con l’emulsione. Procediamo quindi con l’impiattare: in un letto di rucola disponiamo la nostra tartare in uno stampino a cuore come quello usato o in un coppa pasta rotondo, a piacere. Mentre aspettiamo che la nostra tartare si adatti allo stampo poniamo accanto le patate lesse e decoriamo con le fette di pompelmo che poi incorporeremo. Dopo esserci assicurati che la nostra tartare abbia assunto la forma desiderata togliamo pian piano lo stampo e spolverizziamo con il tutto con i semini di chia . Bon apetit!

 

Laura è un vulcano di ricette e ci offre spunti per parlare delle tendenze più “estreme” degli stili alimentari. La dieta crudista si sta diffondendo sempre di più, cerchiamo di capire di cosa si tratta!

Generalità

La dieta crudista è un regime alimentare naturista che si distingue per un unico grande comandamento: NON cuocere il cibo.
I primi fondamenti della dieta crudista sono riconducibili al “Vangelo della Pace”, testo sacro appartenente al ceppo ebraico degli Esseni, mentre nell’ultimo secolo la sua diffusione è da imputarsi soprattutto ai medici “indipendenti o naturisti” come H.M. Shelton.

Una citazione molto importante per i sostenitori della dieta crudista è quella di Gandhi, nel suo ultimo libro del 1949, “Regime e riforma alimentare”:

Per liberarsi da una malattia, occorre sopprimere l’uso del fuoco nella preparazione del pranzo.

Attualmente, la dieta crudista o Raw Food è uno stile alimentare che va molto di moda negli USA, grazie alla sua diffusione tra le celebrità di Hollywood; il suo successo è riconducibile soprattutto ad una presunta azione anti-età degli alimenti crudi e alla divulgazione di un principio secondo il quale l’alimentazione umana NASCE cruda e tale deve rimanere, in quanto il calore, come tecnica di lavorazione del cibo, rappresenta un’innovazione recente, di scarsa utilità o addirittura di dubbia salubrità.
Secondo la dieta crudista, l’utilizzo del fuoco in cucina inibisce la percezione della sazietà, induce un’eccessiva palatabilità e conferisce ai cibi una consistenza “morbida”, rendendoli poco naturali; alla cottura vengono imputate la distruzione vitaminica, enzimatica, degli auxoni e la coagulazione proteica.

In definitiva, la dieta crudista rinuncia al trattamento termico tradizionale delle vivande, considerando il cibo cotto alla stregua di una sgradevole zavorra per l’organismo.

Quali cibi sono ammessi?

I sostenitori della dieta crudista amano assumere alimenti crudi, non lavorati, spesso provenienti da agricoltura biologica.
In genere, alla base del crudismo troviamo la frutta, nel livello intermedio la verdura e, all’apice, semi e frutta secca a guscio (5%).
Esistono tuttavia più tipi di crudismo:

  • Crudismo onnivoro: i sostenitori di questa dieta assumono frutta cruda, verdura cruda, miele e prodotti animali e di derivazione animale, anch’essi crudi. La carne cruda dovrebbe derivare da animali allevati allo stato brado o da selvaggina. Ad esempio, sono ammessi carni, pesci, uova, burro, kefir ecc..
  • Crudismo vegetariano: i crudisti vegetariani possono assumere sia frutta e verdura cruda, sia prodotti di derivazione animale, purché crudi (comprese ad esempio le uova, la panna vaccina, il burro animale ecc.), evitando però carne e pesce.
  • Crudismo vegano: in questo tipo di alimentazione sono ammessi solamente alimenti crudi di derivazione vegetale (sono invece banditi tutti i derivati animali, come ad esempio le uova, il burro, il miele, il latte vaccino ecc.).
  • Crudismo Fruttariano: i sostenitori di questa dieta si nutrono esclusivamente di frutta, meglio se matura e biologica.

Quali tecniche di lavorazione del cibo sono ammesse nella dieta crudista?

Nonostante nella dieta crudista il cibo non venga sottoposto a cottura, gli alimenti possono comunque essere assunti sottoforma di frullato, centrifugato, purea, pezzi o succo, e possono essere sottoposti a disidratazione, germinazione o marinatura.
Gli alimenti possono inoltre essere essiccati alla temperatura massima di 42°C.
In tutti questi modi, il cibo conserva al meglio le proprietà nutritive di cui è composto e, nel caso della germinazione, si arricchisce di maggiori sostanza nutritive.

TEMPERATURE AL DI SOTTO DEI 42°C.

Secondo la dieta crudista, “42” esprime la massima temperatura a cui il cibo si può sottoporre prima di essere assunto. In base a tale filosofia alimentare, il superamento dei 42°C comprometterebbe i nutrienti, le vitamine, i Sali minerali e gli enzimi presenti nel cibo.

Presunti vantaggi

Numerosi sono i potenziali vantaggi derivati dall’assunzione di alimenti rigorosamente crudi:

  • Introduzione di generose quantità di antiossidanti nella dieta: in questo modo viene sfruttato al meglio l’effetto antiaging delle sostanze presenti negli alimenti;
  • Costante sensazione di sazietà, fornita dalle fibre presenti negli alimenti;
  • Percezione di contatto diretto con la natura e benessere;
  • Alimentazione detossinante;
  • Dieta ipocalorica, veloce, economica.

Uno dei principi cardine della dieta crudista ci riconduce ad uno studio condotto nel 1937 dal medico svizzero dott. Kouchakoff; egli dimostrò che il cibo cotto induce una risposta organica di leucocitosi (aumento dei globuli bianchi) a livello sistemico. Nel 1934, il medico italiano dott. Lusignani ne seguì la falsa riga e scoprì un’ulteriore caratteristica della reazione ai cibi cotti, la vasocostrizione; successivamente, il medico dimostrò che consumando ESCLUSIVAMENTE cibi crudi l’organismo tende a ridurre i globuli bianchi circolanti (leucopenia) e rilassa la muscolatura liscia dei capillari con effetto di vasodilatazione.
Secondo la dieta crudista, le suddette reazioni “di difesa” attuate dall’organismo in seguito all’assunzione di cibi cotti incidono significativamente sullo stato di salute generale. Ovviamente, quest’affermazione prescinde totalmente dai risultati di molte altre sperimentali che hanno valutato la leucocitosi post-prandiale una condizione assolutamente FISIOLOGICA.

Svantaggi e Controversie

Dal punto di  vista alimentare, la dieta crudista si associa pienamente alla nutrizione convenzionale, suggerendo di incrementare le frequenze di consumo di frutta e soprattutto degli ortaggi crudi, mirando alla conservazione di alcuni principi nutritivi termolabili come le vitamine (non tutte) e gli antiossidanti. Ovviamente, questo è un principio che subordina alla DISPONIBILITA’ e alla TIPOLOGIA alimentare, nonché alla stagionalità dei cibi. Sarebbe curioso assistere alla reazione fisiologica indotta dalla digestione di patate, rape e bietole crude; per non parlare di castagne e legumi. Non dovrebbe essere uno spettacolo entusiasmante!

Inoltre (citazione di chi l’ha provata), pare che la dieta crudista induca spesso reazioni intestinali avverse, come tensione addominale, meteorismo e flatulenza gassogena; praticamente, l’esatto contrario di ciò che si potrebbe aspettare un potenziale consumatore nei confronti di un regime alimentare “naturale”.

Soprattutto nelle donne, la dieta crudista NON migliora la resistenza alle basse temperature, anzi, l’abolizione dei cibi caldi favorisce la percezione del freddo riducendo ulteriormente la praticabilità di questo regime alimentare nella stagione invernale.

Dal punto di vista igienico, la dieta crudista è un vero disastro. I seguaci di questo stile alimentare si appigliano a concetti un po’ bislacchi, demonizzando il cibo pastorizzato o sterilizzato; ovviamente, secondo i crudisti questo vale ANCHE per l’alimentazione animale e negli appositi spazi web è possibile leggere vaneggiamenti su eventuali speculazioni economiche nel campo della veterinaria (meglio non approfondire ulteriormente). Se questo può sembrare un atteggiamento potenzialmente rischioso per la diffusione di malattie negli allevamenti, si dovrebbe stendere un velo pietoso in merito alla salubrità dei cibi destinati all’alimentazione umana. La presenza INEVITABILE di parassiti (Entamoeba histolytica/dispar, Giardia lambliaTrichuris trichiura, Strongyloides stercoralis, Ancylostoma duodenale, Ascaris lumbricoides, Hymenolepis nana, Taenia solium, Taenia saginata, Echinococcus granulosus, Enterobius vermicularis), delle muffe (Aspergillus, Penicillium, Fusarium, Alternaria) e dei batteri (Clostridium botulinum e perfringens, Bacillus Cereus, Salmonella typhi e paratiphi, Staffilococcus aureus ecc.) negli alimenti è un’incognita da non sottovalutare. Basti pensare che per una donna gravida, l’adesione alla dieta crudista significherebbe aumentare vertiginosamente il rischio di complicazioni per il nascituro, quali malformazioni fetali o aborto. Lo stesso vale per i pazienti immuno-depressi come i chemio-terapizzati e i soggetti affetti da AIDS.

Ricordiamo inoltre ai seguaci della dieta crudista che gli enzimi contenuti negli alimenti vengono comunque denaturati dal pH gastrico e successivamente scissi dalle peptidasi pancreatica e intestinale; pertanto, la presenza o meno di queste molecole attive negli alimenti è un incognita che non ci tocca minimamente.
Al contrario di quanto sostiene la dieta crudista, la cottura è un procedimento che, se svolto adeguatamente, facilita la digestione e, in alcuni casi, favorisce anche l’assorbimento dei principi nutritivi (come la biotina contenuta nell’albume d’uovo).

 

Fonte www.my-personaltrainer.it

 

 

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Risotto con burrata e ricci di mare di Francesca

La temperatura è scesa e ce ne siamo accorti tutti… L’estate però è ancora viva nelle nostre teste!

Francesca oggi ci propone un risotto, fantastico per riscaldare i nostri pasti e le nostre case, ma con degli ingredienti che ci riportano al mare, al caldo!

Ecco a voi il suo risotto con burrata e ricci di mare.

Ingredienti per 4 persone:

  • 240 g Riso Carnaroli
  • Olio extra vergine oliva
  • 2 Scalogni
  • Brodo Vegetale
  • Vino bianco da cucina
  • 800 g Ricci Di Mare
  • 160 g Burrata

Preparazione:

Aprite i ricci con le forbici e asportate con l’aiuto di un cucchiaino la parte arancione.

Realizzate il brodo con il dado vegetale.

Pulite lo scalogno e affettatelo.

Realizzate nella maniera classica il risotto: tostate il riso con olio e scalogno e infine sfumate con il vino, aggiungete man mano il brodo caldo fino a cottura al dente all’onda. Mantecate con i ricci.

Mettete il riso nel piatto all’onda, completate con un giro di ricci crudi e al centro un pezzetto di burrata.

Buon appetito!

 

Proprietà:

Il riccio di mare (pur essendo considerato un alimento molto pregiato dagli intenditori) non costituisce un prodotto di “ampio consumo”, poiché la sua disponibilità sul mercato è bassa, i costi del prodotto commerciale sono elevati, la possibilità di catturarlo autonomamente solo in prossimità del basso Adriatico e del Tirreno, la modalità di consumo crudo ed il sapore caratteristico particolare, rappresentano dei fattori limitanti all’espansione di questo alimento.

Il riccio di mare è un animale estremamente prolifero ma facile da catturare; inoltre, avendo una parte edibile molto ridotta, è necessario reperirlo in grosse quantità.

Quello che questa volta deve farci riflettere, non sono tanto le proprietà nutrizionali dei ricci di mare: le uova dei ricci di mare vantano un apporto energetico piuttosto limitato, intorno alle 100-110kcal/100g, un ottimo quantitativo di proteine ad alto valore biologico e di grassi essenziali, ma anche un elevato contenuto di colesterolo.

I sali minerali sono contenuti in percentuali più che buone.

Questa volta riflettiamo sul consumo consapevole degli alimenti!

La porzione commestibile del riccio di mare è costituita dalle sacche ovipare. Queste possono essere mangiate crude o passate velocemente in padella. Ovviamente, come per altri invertebrati marini (cozze, vongole, ostriche, capesante ecc.), l’assunzione dell’alimento crudo sottopone il consumatore ad un rischio igienico non indifferente. Le uova di riccio di mare sono anche disponibili in commercio sotto vetro, ma il costo del prodotto è a dir poco elevato (per manodopera di pesca e lavorazione, e per la scarsa parte edibile); per questo motivo, i consumatori più accaniti tendono a procurarselo autonomamente o si rivolgono direttamente ai pescatori di frodo. Tuttavia, mediante questi ultimi due metodi di approvvigionamento, il rischio di ottenere della materia prima contaminata risulta molto elevato.
Il riccio di mare sotto vetro regolarmente commercializzato è (quasi sempre) prelevato sulle secche d’alto mare (ad es. tra la Sicilia e l’Africa), quindi lontano dagli scarichi abusivi e dalle foci fluviali inquinate; in tal caso, il rischio di contaminazione risulta estremamente limitato. I pescatori di frodo ed i profani, invece, tendono a ridurre costi e fatica catturando i ricci di mare presso la fascia costiera, ovunque se ne reperiscano; presso queste zone, la densità di virusbatteri (per non parlare di metalli ed agenti chimici) risulta notevolmente più elevata.
Considerando che la preparazione d’eccellenza del riccio di mare è “la crudità”, mangiando le uova direttamente nell’animale spaccato o aggiungendole fresche negli spaghetti, è possibile comprendere quanto possa aumentare il rischio igienico-alimentare.
La malattia più frequentemente trasmessa dai ricci di mare crudi è l’epatite di tipo A ed E; questi virus, facilmente inattivabili con la cottura, sono in grado di nuocere gravemente alla salute dell’essere umano attaccando il fegato. Infine, non sono rare alte concentrazioni di coliformi e molti altri batteri.

Detto questo, i ricci di mare restano un ottimo alimento da consumare sporadicamente ed in occasioni speciali. Verifichiamone però sempre la provenienza e rivolgiamoci sempre alle nostre pescherie di fiducia. Oltre a proteggere la nostra salute proteggeremo anche questa specie nel mare!
 

fonte www.my-personaltrainer.it
Categories Alimenti, News

Cibi contro l’influenza

Influenza e raffreddore, cosa mangiare? Quali sono i cibi da evitare? E quali sono invece gli alimenti da consumare di più per sentirci meglio? La salute inizia da una buona alimentazione, che ci possa aiutare a rafforzare il sistema immunitario per contrastare i malanni invernali.

Un corretto apporto di vitamine e sali minerali permette di superare i sintomi in maniera più rapida, a partire dalla febbre, fino alla congestione nasale e ai dolori alle ossa.

Cibi da preferire

Alcuni alimenti possono contribuire più di altri a rafforzare il nostro sistema immunitario e a fornire all’organismo le vitamine e i sali minerali che lo aiuteranno a contrastare il raffreddore e l’influenza. Gli agrumi, ad esempio, sono in grado di prevenire un eccessivo accumulo di muco a livello delle vie respiratorie. In questo modo potremo evitare le difficoltà respiratorie e la congestione nasale tipiche delle malattie da raffreddamento, soprattutto nella stagione invernale.

1) Agrumi

Gli agrumi sono ricchi di vitamina C, una sostanza considerata fondamentale per prevenire il raffreddore e per contribuire a contrastarne i sintomi. E’ bene iniziare a consumare agrumi non appena sono di stagione, in modo da rafforzare l’organismo. Quindi via libera a mandarini, arance e pompelmi – ancora meglio se bio – e alle spremute fresche. Oltre agli agrumi, non dimenticate tutti gli altri cibi ricchi di vitamina C e di consumare tanta frutta di stagione, come kiwi e melograni.

2) Aglio

L’aglio è ben più di un alimento. La medicina naturale e la tradizione popolare da tempo lo considerano una vera e propria medicina. L’aglio è ricco di fitonutrienti con proprietà antibiotiche e antivirali, utili in caso di influenza o di raffreddore. L’allicina presente nell’aglio inoltre aiuta a prevenire l’influenza e a ridurre i sintomi del raffreddore. Chi non ama l’aglio, può ricorrere ai preparati erboristici che lo contengono.

3) Cipolle

Le cipolle, proprio come l’aglio, sono un vero e proprio medicinale naturale. I flavonoidi presenti nella cipolla lavorano in sinergia con la vitamina C contenuta negli agrumi per contrastare i batteri che possono aggravare i malesseri tipici dell’inverno. Secondo un usanza popolare, posizionare mezza cipolla accanto al letto dell’ammalato velocizzerebbe la guarigione dall’influenza.

4) Zenzero

Lo zenzero è davvero prezioso quando si tratta di influenza o di raffreddore. Se l’influenza è accompagnata da mal di gola, mangiare un pezzetto di zenzero fresco aiuta ad attenuare il bruciore e il dolore in breve tempo. Chi non ama particolarmente il sapore dello zenzero fresco da consumare da solo, lo può aggiungere in piccole quantità nella preparazione del tè e delle tisane, oppure nelle zuppe. Lo zenzero aiuta soprattutto a contrastare la febbre e la tosse.

5) Lattuga

La lattuga e tutte le verdure a foglia verde contribuiscono ad arricchire la nostra alimentazione di vitamine di sali minerali che servono da ricostituenti per l’organismo affaticato dalla malattia. La lattuga romana, ad esempio, aiuta a rafforzare il sistema immunitario per via del suo contenuto di vitamina C, di vitamina A e di sostanze utili ad accrescere la resistenza dell’organismo all’influenza e al raffreddore.

Altri alimenti utili:

spinaci, miele, ananas, mango, succhi freschi, centrifugati di frutta e verdura, zuppe e minestre, brodo di verdura, broccoli, cavoli, frutti di bosco, pepe nero, cannella.

5 cibi da evitare

Non tutti sanno che grazie alla nostra alimentazione possiamo intervenire per rafforzare il sistema immunitario e la capacità del nostro organismo di contrastare i germi che lo attaccano dall’esterno, anche nel caso dei malanni di stagione. Attività fisica, alimentazione equilibrata e capacità di gestire lo stress sono la prima medicina. Dal punto di vista del cibo, alcuni alimenti dovrebbero essere evitati, per cercare di non ammalarsi o almeno per minimizzare i sintomi e guarire in tempi brevi. Alcuni cibi infatti indeboliscono la risposta immunitaria dell’organismo e accrescono il rischio di problemi alle vie respiratorie.

1) Carne

Evitare la carne durante l’influenza o il raffreddore potrebbe aiutarvi a guarire più in fretta e ad alleviare i sintomi. I grassi animali ostacolano la capacità dell’organismo di liberarsi dai germi che causano raffreddore e influenza. Per guarire più in fretta aumentate il consumo di frutta e verdura, così vi garantirete un pieno di antiossidanti e sostanze benefiche.

2) Latte

Il latte può incrementare la formazione di muco e la sua permanenza lungo le vie respiratorie. Ciò potrebbe contribuire ad una maggiore durata dei sintomi. Secondo Linda Page, autrice di “Diets for Healthy Living”, i virus preferiscono gli ambienti caldi e umidi, come quelli forniti dal muco. L’esperta consiglia di sostituire il latte con acqua e con succhi di frutta fresca per tutta la durata della malattia.

3) Latticini

Il consumo di latticini comporta conseguenze simili a quelle del consumo di latte. Incrementa cioè la formazione di muco a livello delle vie respiratorie. Evitare latte e latticini (yogurt, burro, panna e formaggi) può essere d’aiuto per prevenire il raffreddore e per guarire più in fretta. Sostituiteli con alternative vegetali, con i legumi e con frutta e verdura di stagione.

4) Dolciumi

Dolci industriali, bevande gassate, succhi di frutta confezionati e altri alimenti eccessivamente ricchi di zucchero possono indebolire il sistema immunitario e affaticare la digestione. Molti dolci confezionati inoltre possono contenere latte e latticini, che incrementano la formazione di muco. Inoltre, rischiano di appesantire la digestione. Per placare la voglia di dolce, scegliete la frutta, anche essiccata, come i datteri, i fichi o l’uvetta.

5) Snack salati e cibi fritti

Consumare degli snack eccessivamente salati quando si è a letto con l’influenza può causareproblemi di digestione e contribuire alla disidratazione. Attenzione anche agli alimenti fritti e troppo speziati, soprattutto se l’influenza l’intestino. Non salate troppo le pietanze e evitate bevande come il caffè o gli alcolici, per non indebolire l’organismo e per garantire un recupero più rapido. Infine, non dimenticate di concedere al corpo il giusto riposo, fondamentale per tornare presto in forma.

 

 

dal sito www.greenme.it

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Cappuccino di zucca

ll cappuccino di zucca è un delizioso entrée composto da una morbida vellutata di zucca aromatizzata al rosmarino che viene resa ancora più speciale da una soffice spuma di formaggio fresco e panna, che riproduce appunto la “schiuma” di un cappuccino.
Il cappuccino di zucca viene impreziosito da una tocco di marmellata di prugne e da croccanti mandorle a lamelle.

Ingredienti per la vellutata

  • Patate 200 g
  • Brodo vegetale 500 ml
  • Porri 1
  • Rosmarino qualche rametto
  • Olio extravergine di oliva q.b.
  • Sale q.b.
  • Pepe q.b.
  • Zucca di Chioggia pulita 400 gr

Ingredienti per la spuma

  • Robiola o altro formaggio fresco 160 gr
  • Panna fresca 250 ml
  • Marmellata di prugne 2 cucchiai
  • Mandorle a lamelle 2 cucchiai

PREPARAZIONE

Per preparare il cappuccino di zucca iniziate privando la zucca della scorza e dei semi interni con l’aiuto di un cucchiaio e tagliando la polpa in cubetti. Sbucciate le patate e riducete anch’esse in cubetti. Mondate il porro e tagliatelo molto finemente.
In una casseruola scaldate 4 cucchiai d’olio extravergine d’oliva, fatevi appassire il porro e aggiungetevi i pezzetti di zucca e di patate, incorporate quindi il rosmarino tritato finemente. Fate rosolare e insaporire le verdure, aggiungete poi il brodo vegetale e portate a cottura. Quando le patate e la zucca saranno cotte, lasciatele intiepidire e frullatele fino ad ottenere una vellutata cremosa. Aggiustate eventualmente di sale e di pepe.
Dedicatevi poi alla preparazione della spuma del cappuccino: in una ciotola amalgamate la robiola e la panna fresca e montateli fino ad ottenere un composto spumoso e soffice, condite quindi con poco sale e pepe. Potete ora comporre il vostro cappuccino di zucca: distribuite la vellutata in coppette o tazze da cappuccino, aggiungetevi una spatolata di spuma di formaggio e panna (oppure un ciuffo utilizzando una sacca da pasticciere), guarnite con un cucchiaino di marmellata di
prugne e decorate con alcune mandorle a lamelle. Servite il cappuccino di zucca immediatamente!

 

 

dal sito www.giallozafferano.it

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Lunchbox

Il solito panino ha stancato. La pizzetta farcita e unta non toglie la fame e come se non bastasse ingrassa. La piadina dopo 3 giorni di fila che la mangi non é più così gustosa. Per non parlare dei pranzi in tavola calda o al ristorante, pesanti, calorici, soporiferi e a volte anche cari. Mangiare fuori ogni giorno durante gli orari di lavoro rappresenta spesso una soluzione obbligata, che però danneggia la qualità dell’alimentazione, il gusto, la linea e anche il portafogli. Quando si può quindi – in presenza di un’area di ristoro con forno per scaldare, ma anche avendo solo la possibilità di mangiare in ufficio – la soluzione ideale è quella di portarsi il pranzo da casa. Ecco perciò qualche suggerimento per mangiare bene a lavoro o a scuola ogni giorno.

RICETTE PER PRANZI IN UFFICIO

Ricette veloci da preparare e buone anche il giorno dopo, con un passaggio nel fornetto per scaldare, per un pranzo sano e goloso:

Spezzatino ai pinoli

bocconcini di vitello (spezzatino) kg 1 – zucchine a rondelle g 600 – pinoli g 40 – paprica dolce – aglio – brodo vegetale – olio extravergine – sale – pepe

Condite lo spezzatino con abbondante paprica, poi rosolatelo in una casseruola, a fuoco vivo, con un velo d’olio. Togliete la carne, aggiungete un filo d’olio nel fondo di cottura e trifolatevi le zucchine con uno spicchio d’aglio e i pinoli. Unite nuovamente lo spezzatino e, appena il tutto riprende a sfrigolare, bagnate con g 300 di brodo; salate, pepate e fate stufare per circa un’ora: alla fine la carne dovrà essere tenera e lo spezzatino piuttosto asciutto

Pollo e grano in insalata

riso e grano g 350 – petto di pollo g 350 – un peperone rosso e uno verde – aglio – limone – zafferano – basilico – rosmarino – menta – olio extravergine di oliva – sale – pepe

Arrostite i peperoni su una bistecchiera o in forno. Cuocete il riso e il grano in acqua bollente, salata e con una puntina di zafferano. Scolateli, passateli sotto l’acqua corrente e lasciateli raffreddare. Tagliate a pezzetti il petto di pollo. Scaldate 2 cucchiaiate d’olio in una padella antiaderente e aromatizzate con uno spicchio d’aglio e un rametto di rosmarino. Rosolatevi il pollo. Salatelo, pepatelo, finite di cuocerlo, quindi eliminate l’aglio. Mondate, private della pelle e tagliate a quadrotti i peperoni Condite i cereali, ormai freddi, con 2 cucchiai d’olio, il succo di mezzo limone, un trito di menta e basilico, pepe, il pollo e le verdure

Insalata di riso e verdure

4 pomodori g 400 – riso g 250 – cipollotto mondato g 75 – zucchina g 70 – peperone g 70 pinoli g 20 – 24 olive snocciolate – basilico – olio extravergine – sale – pepeTostate il riso in un velo d’olio, copritelo con mezzo litro d’acqua, salatelo e fatelo cuocere, senza mescolare, finché l’acqua sarà stata assorbita. Ungete d’olio la zucchina a fette, la falda di peperone e il cipollotto tagliato a metà per il lungo; grigliate le verdure, quindi riducetele a dadini da mescolare con il riso cotto, 2 cucchiaiate d’olio, sale e pepe. Condite con una salsa ottenuta tritando le olive, i pinoli e abbondante basilico, il tutto stemperato con 4 cucchiaiate d’olio e una di acqua

 

Quiche con ricotta e rucola

pasta frolla pronta, non salata, g 300 – latte g 250 – ricotta al forno g 120 – 3 uova – burro – un mazzetto di rucola – cipolla – noce moscata – farina bianca – sale

Stendete la pasta sulla spianatoia infarinata e usatela per foderare 6 stampi per tartellette, leggermente imburrati e con il fondo coperto da un dischetto di carta da forno. Riempitele di fagioli secchi e infornatele a 180 °C per 7 min. Affettate intanto mezza cipolla e fatela appassire con una noce di burro. Togliete le tartellette dal forno ed eliminate i fagioli. Mettete sul fondo di ognuna un po’ di cipolla. Proseguite con la ricotta a dadini e con la rucola a striscioline. Battete in una ciotola le uova con il latte, noce moscata e un pizzico di sale. Versate i l composto nelle tartellette. Ripassatele nel forno a 180 °C e finite di cuocere le piccole quiche per altri 15 minuti

Parmigiana di zucca

polpa di zucca g 400 – besciamella g 400 – scarola g 350 – cipolle g 200 – Emmental g 170 – panna fresca g 50 – parmigiano grattugiato – olio extravergine di oliva – sale – pepe bianco in grani

Sbucciate le cipolle, tagliatele a rondelle spesse e sistematele su una placca coperta con un foglio di carta da forno. Riducete a fettine la polpa di zucca, appoggiatela sulla placca con le cipolle, condite tutto con sale, un filo d’olio e infornate a 180°C per 20 min circa. Sminuzzate la scarola e stufatela, coperta, per 10 min, con olio, sale e pepe. Grattugiate l’Emmental a filetti; mescolate la besciamella con la panna, poi versatene un dito in una pirofila rotonda che va poi riempita con le verdure disposte a strati alternati con besciamella e parmigiano grattugiato. Passate la preparazione in forno caldo a 180°C per circa 30 min

 

Torta salata con zucchine e provola
provola affumicata g 300 – pasta brisée stesa g 200 – una confezione di zucchine condite sottovuoto g 125 – un uovo – farina – prezzemolo – latte – sale – pepe
Foderate uno stampo per crostate con la pasta brisée. Tagliate a cubetti il formaggio. Riempite la torta con i dadini, mischiati con le zucchine. Mescolate in una ciotola l’uovo con 2 cucchiai di farina, un pizzico di sale e uno di pepe. Diluite il tutto con tanto latte quanto ne occorre per ottenere una pastella. Lavoratela finché sarà liscia e senza grumi. Versatela sul ripieno distribuendola in modo uniforme. Pennellate i bordi della torta salata con un po’ di latte e cospargete il ripieno con prezzemolo tritato. Infornate a 200 °C per circa 30 min
CONSIGLI PER PRANZI IN UFFICIO
Mangiare sul posto di lavoro può essere gratificante quasi come mangiare in casa a patto di:

  • non consumare il pranzo davanti al pc o sul tavolo di lavoro, ma trovare un luogo differente, meglio se in compagnia o all’aria aperta, in modo da staccare completamente per un po’
  • essere ben attrezzate: tovaglietta colorata, posate, lunch box di colori allegri, e cibi variopinti, che comprendano non solo un piatto forte ma anche contorno, frutta o un piccolo dolce ogni tanto, o uno yogurt e delle bevande come succhi, latte, caffè o tè, oltre naturalmente all’acqua
  • evitare cibi preconfezionati (zuppe, cotolette panate, polpette, patate e altri piatti pronti) il più possibile. E’ meglio cucinare tutto prima e poi congelarlo piuttosto che abusare di cibi precotti
  • alternare primi piatti e secondi anche in funzione di quello che mangerete a cena o nei giorni seguenti
  • se potete permettervi di scaldare il pasto, puntare a veri piatti unici completi, come zuppe o riso con verdure e legumi, o un’insalata con verdure cotte e carne o pesce
  • usate contenitori ermetici appositi, termos e posate in metallo oppure i bento giapponesi, e trasportate tutto in apposite borsette termiche
  • alternate la pasta al riso al cous cous alle zuppe di legumi, consumando un primo o un secondo con verdure. Non dimenticate un paio di spuntini a base di frutta fresca o secca o yogurt

 

 

dal sito www.pianetadonna.it

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Yogurt, proprietà e benefici

Lo yogurt si ottiene inoculando nel latte speciali microrganismi in grado di modificarne le caratteristiche chimiche ed organolettiche. I principali ceppi batterici utilizzati nella preparazione dello yogurt sono il Lactobacillus bulgaricus e lo Streptococcus thermophilus, solitamente presenti in rapporto 1/1 o 1/2.

La fermentazione lattica, che avviene per opera di tali microrganismi, porta alla formazione di acido lattico e di una serie di prodotti intermedi che donano allo yogurt il suo caratteristico aroma. La consistenza vellutata di questo alimento è legata alla presenza di sostanze vischiose prodotte dal L. bulgaricus durante i processi fermentativi. Il sapore acidulo è invece dovuto alla conversione del glucosio in acido lattico.La preparazione dello yogurt è piuttosto semplice e può essere eseguita anche a casa, con o senza l’ausilio di una yogurtiera. Nel latte, pastorizzato o sterilizzato, intero o parzialmente scremato, vengono inoculate colture microbiche selezionate. Dopo aver miscelato il tutto segue un periodo di incubazione a 42°C. Dopo circa 8-10 ore lo yogurt viene fatto raffreddare e si può procedere con la rottura del coagulo. In base alle preferenze individuali verranno infine aggiunti ingredienti come marmellata, frutta in pezzi o succhi ed aromi vari.Lo yogurt ITALIANO, anche quello industriale, è un alimento genuino in quanto privo, per legge, di addensanti, gelificanti o latte in polvere. Questo alimento vanta inoltre proprietà nutrizionali degne di nota:

  • contiene meno lattosio del latte (tale caratteristica lo rende adatto anche a coloro che hanno lievi intolleranze al lattosio)
  • favorisce l’assorbimento del Calcio e del Fosforo in esso contenuto (previene l’osteoporosi)
  • esercita un’azione antibiotica sui microrganismi intestinali patogeni (migliora le difese immunitarie)
  • stimola la flora intestinale fermentativa, inibendo quella putrefattiva (regolarizza la funzionalità intestinale)

Valori nutrizionali dello yogurt
YOGURT Calorie Proteine Grassi Carboidrati
Kcal g g g
INTERO (al naturale)* 66 3,8 3,9 4,3
MAGRO (al naturale)** 36 3,3 0,9 4,0
P. SCREMATO (al naturale) 43 3,4 1,7 3,8
ALLA FRUTTA*** 110 3,3 3,7 14,9

* Lo yogurt intero deve avere, per legge, un contenuto lipidico pari o superiore al 3%

** Lo yogurt magro deve avere, per legge, un contenuto lipidico pari o inferiore all’1%.

*** In genere il contenuto in frutta è veramente basso (c.a. 10%, cioè 12 grammi per ogni vasetto di yogurt da 125 g).

Attenzione all’etichetta, ecco cosa dice la legge:

YOGURT ALLA FRUTTA: dopo rottura del coagulo possono essere aggiunti marmellata, frutta a pezzi scottata, succhi di frutta fino ad un massimo del 30%.
YOGURT FRUTTATO: con aggiunta di aromatizzanti e coloranti naturali.

Lo yogurt è un alimento indicato anche nelle diete dimagranti, a patto che venga consumato “al naturale”. Spesso, per rendere lo yogurt più appetibile, vengono infatti impiegate quantità importanti di zucchero, che raddoppiano o addirittura triplicano il contenuto calorico dell’alimento; quando ci si trova di fronte ad un cibo particolarmente saporito diventa inoltre più facile consumarlo in quantità eccessive.

Eventualmente, se proprio non si riesce ad affrontare il sapore acidulo dello yogurt al naturale, è possibile acquistarlo come tale ed aggiungerci frutta di stagione a pezzetti.

Adottando questo piccolo accorgimento lo yogurt alla frutta diventa uno spuntino ideale, ipocalorico e piuttosto saziante. Al posto della frutta possono essere aggiunti anche cereali ricchi in fibre o fiocchi di avena.

In commercio esistono anche yogurt arricchiti con probiotici (che riequilibrano e rinforzano la flora batterica intestinale) o con steroli vegetali (che riducono l’assorbimento di colesterolo). Gli yogurt destinati al divezzamento hanno generalmente un sapore meno acido.

Consigli per l’acquisto
  • Verificare sempre la data di scadenza dello yogurt poiché il numero di fermenti lattici vivi diminuisce con il passare del tempo
  • Diffidare di quegli yogurt alla frutta che presentano colori intensi e vivaci, spesso ottenuti attraverso l’uso massiccio di coloranti. Per lo stesso motivo è bene dubitare di uno yogurt dall’aroma troppo spiccato
  • Non esporre lo yogurt a temperature troppo alte o troppo basse (congelamento)
  • Non acquistare confezioni umide o con dei cristalli di ghiaccio attaccati al contenitore
Lo sapevi che… il numero di microrganismi contenuti in un vasetto di yogurt è circa 20 volte superiore alla popolazione mondiale.

 

 

Dal sito www.my-personaltrainer.it

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Salsa tzatziki

La salsa tzatziki è un condimento tipico della Grecia, a base di yogurt e di cetrioli, che di solito viene insaporito con aglio tritato e aneto. La potrete preparare in casa seguendo la ricetta originale oppure in diverse varianti, magari decidendo di lasciare qualche fettina di cetriolo intera o di aggiungere un tocco di peperoncino piccante.

Scegliete sempre come base yogurt greco o yogurt vegetale non zuccherato. Ecco alcune ricette utili per preparare in casa la salsa tzatziki.

Salsa tzatziki: la ricetta originale

Per preparare la salsa tzatziki secondo una ricetta che si avvicini il più possibile alla versione originale vi serviranno:

  • 250 gr di yogurt greco
  • 2 cucchiai di olio d’oliva extravergine
  • 2 spicchi d’aglio
  • 2 cucchiaini di aneto tritato
  • 1 cetriolo
  • 1 cucchiaino di aceto
  • 1 pizzico di sale

Tagliate il cetriolo a cubetti molto piccoli, senza sbucciarlo, oppure tritatelo con una grattugia a trama grossa e lasciatelo scolare. Tritate finemente l’aglio e l’aneto. Mescolate lo yogurt greco e l’olio extravergine con energia servendovi di un cucchiaio e di una frusta. Aggiungete sale aceto, aglio tritato, aneto, un pizzico di sale, mescolate e servite.

1) Salsa tzatziki piccante

Questa variante piccante della salsa tzatziki prevede di sostituire l’aglio con il peperoncino. E’ adatta a chi preferisce il gusto piccante in alternativa al sapore forte dell’aglio. Potrete seguire la ricetta originale eliminando l’aglio e aggiungendo uno o due peperoncini piccanti tritati. In alternativa potrete insaporire la salsa tzatziki (con o senza aglio) con il peperoncino in polvere oppure con la paprica in polvere.

2) Salsa tzatziki vegan

Per preparare la salsa tzatziki in versione vegan vi basterà sostituire lo yogurt greco con lo yogurt bianco di soia (o altro yogurt vegetale), meglio se non si tratta di yogurt dolcificato. Per una versione molto semplice della salsa tzatziki vegan vi basterà unire a 250 gr di yogurt vegetale 1 cetriolo tritato, 2 cucchiai di olio extravergine e 1 o 2 spicchi d’aglio tritati. Se volete potete aggiungere anche un pochino di aceto e di aneto come nella ricetta originale. Potete anche sostituire l’aneto con il prezzemolo.

3) Salsa tzatziki alle olive nere

L’aggiunta di olive nere alla preparazione della salsa tzatziki si adatta sia a variare la ricetta della salsa tzatziki originale che quella della salsa tzatziki vegan. L’ideale sarebbe avere a disposizione delle olive nere greche, del tipo Kalamata. Vi basterà affettarle a rondelle oppure tritarle finemente. Calcolate di aggiungere alla salsa tzatziki preparata con 250 gr di yogurt classico o vegetale circa 6 olive nere tritate. Il consiglio è di lasciare raffreddare e insaporire la salsa tzatziki per 30 minuti in frigorifero prima di servire.

4) Salsa tzatziki al succo di limone

Alcune varianti della salsa tzatziki greca prevedono l’aggiunta di succo di limone per donare a questo condimento un gusto più acidulo e caratteristico. In questo caso ad una ricetta di base preparata con lo yogurt classico o con lo yogurt vegetale (250 grammi) potrete aggiungere un cucchiaio di succo di limone appena spremuto. Poi potrete unire un pizzico di sale e uno di pepe, il cetriolo e l’aneto tritati, insieme agli spicchi d’aglio.

5) Salsa tzatziki con yogurt autoprodotto

Se non avete a disposizione lo yogurt greco e se partite da uno yogurt bianco classico o vegetale piuttosto liquido, come fare per addensarlo? Per preparare lo yogurt greco in casa dovrete procedere al filtraggio di un normale vasetto di yogurt bianco, anche vegetale, attraverso un colino ampio sormontato da un telo a trama sottile. Posizionate il colino al di sopra di una ciotola che lo sorregga senza problemi e lasciate scolare in frigorifero per mezza giornata in modo da eliminare la parte più liquida dello yogurt. Lo yogurt preparato in casa di solito è più denso rispetto allo yogurt bianco da acquistare, dunque partirete avvantaggiati e magari potrete evitare di filtrare a lungo.

 

dal sito www.greenme.it

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Involtini di melanzane

Ingredienti per 5 persone:

  • 2 melanzane
  • 150 g di couscous
  • 230 ml di acqua
  • Curry q.b.
  • Curcuma q.b.
  • Cumino q.b.
  • Prezzemolo q.b.
  • Origano q.b.
  • Basilico q.b.
  • Rosmarino q.b.
  • Olio extravergine d’oliva q.b.
  • Pepe q.b.
  • Sale q.b.

Preparazione:
Lavate le melanzane e tagliatele per il lungo. Nel frattempo fate scaldare la griglia dove andrete a grigliare le fette ottenute. Una volta pronte, riponetele su un piatto e preparate il ripieno. Versate l’acqua in un pentolino e fatela scaldare. Non appena comincerà a bollire, spegnete il fuoco, versatevi il couscous, una spruzzata di sale, un cucchiaio di olio, mescolate e coprite con un coperchio. Lasciate riposare per 1-2 minuti.
Quando l’acqua si sarà assorbita, versatevi tutte le erbe e le spezie a vostro piacimento e mescolate. Se necessario, aiutatevi con un goccio d’acqua in più o un altro cucchiaio di olio. Quando il composto sarà pronto, spalmate il couscous sulle vostre fette di melanzane e arrotolatele. Riponetele in un piatto, condite con un po’ d’olio e insaporite con una macinata di pepe.

Accorgimenti:
Tagliate le melanzane con spessore di circa 1 cm. Quando verserete le erbe e le spezie nel couscous, cominciate con una spolverata e poi assaggiate il risultato. In questo modo potrete regolare a vostro piacimento il sapore più o meno forte del ripieno.

Idee e varianti:
Potrete arricchire il couscous con qualche verdura (piselli, carote, peperoni).

 

dal sito: www.gustissimo.it

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Avena

L’avena è una fonte di carboidrati a lenta digestione, ricca di fibre e per questo in grado di fornire energia a lungo termine senza causare picchi insulinici. Nel nostro Paese le applicazioni dietetiche dell’avena sono relativamente recenti, nonostante questo cereale abbia alle spalle antichissime tradizioni. I popoli germanici e scozzesi, per esempio, basavano la propria alimentazione sull’avena, dal momento che questa pianta annuale riesce a superare anche i climi rigidi delle regioni nordiche. In tali zone il consumo di avena è ancora ampliamente diffuso, soprattutto per la preparazione di gustosi piatti tradizionali come il porridge.

In Italia, fino a pochi anni fa, l’avena era destinata prevalentemente all’alimentazione dei purosangue, a quattro (cavalli) e a due zampe (sportivi di alto livello e “maniaci” della forma fisica). Oggi, i benefici dell’avena sono ormai giunti agli orecchi del grande pubblico e la sua diffusione nei prodotti alimentari è sempre più capillare. Ingrediente tradizionale del muesli, viene ormai aggiunta in quasi tutti gli alimenti dietetici per la prima colazione.

Nell’alimentazione umana viene utilizzata la cariosside, generalmente privata dei suoi involucri fibrosi (decorticata) e ridotta in farina (macinazione) o in fiocchi (tramite pressione dei chicchi, freschi o precotti a vapore).

 

Avena e celiachia

La tossicità dell’avena per i celaci è tuttora oggetto di dibattito. In passato, infatti, veniva esclusa a priori dalla dieta del celiaco, mentre diversi studi la dipingono come relativamente sicura. In particolare, se introdotta pura, ossia non contaminata da proteine del grano, dell’orzo o della segale durante la lavorazione, l’avena non sarebbe lesiva per la maggior parte (99,4%) dei celiaci.

 

Avena e salute umana: un prezioso alleato contro diabete e colesterolo

Le ottime caratteristiche nutrizionali dell’avena si possono intuire già dalla semplice osservazione delle tabelle alimentari. Tra tutti i cereali, detiene il primato di alimento più ricco in proteine (12,6-14,9%) e di sostanze grasse, tra cui l’essenziale acido linoleico. Ottimo anche il contenuto di fibre solubili, che rendono l’avena un alimento ideale per placare l’appetito, regolarizzare la funzione intestinale e normalizzare il peso corporeo. Non è quindi un caso che la medicina popolare descriva la farina di avena come alimento nutritivo e rinforzante, adatto soprattutto per bambini e convalescenti.

 

ENERGIA [100 grammi di avena]

389 Kcal

1628.0 Kjoule
Carboidrati 66,27 g
Grassi 6.90 g
Proteine 16.89 g
Fibre 10.6
Colesterolo 0 mg
Tiamina 0,8 mg (51%)
Folati 56,0 mcg (14%)
Acido pantotenico 1,3 mg (13%)
Manganese 4,9 mg (246%)
Fosforo 523 mg (52%)
Magnesio 177 mg (44%)
Rame 0,6 mg (31%)
Ferro 4,7 mg (26%)
Zinco 4,0 mg (26%)

 

I benefici dell’avena sono talmente lampanti da aver indotto la Food and Drug Administration Statunitense ad autorizzare l’affermazione che l’avena favorisce l’abbassamento dei livelli di colesterolo.

Per accentuare il suo effetto ipocolesterolemizzante, si consiglia il consumo di crusca d’avena (40 grammi al giorno, pari a circa 6-8 g di fibra). Questo alimento, grazie alla sua altissima capacità di attirare acqua e alla presenza di molti oligoelementi utili, abbassa in tempi brevi il colesterolo “dannoso” (LDL), senza influenzare quello “buono” (HDL). Mangiare regolarmente avena è quindi un ottimo modo per proteggere le nostre arterie dall’aterosclerosi.

Una nota interessante riguarda l’ottimo valore biologico delle sue proteine. In particolare l’avena vanta un buon contenuto in lisina, nettamente superiore rispetto agli altri cereali. Nel frumento questo nutriente rappresenta l’amminoacido limitante, cioè quell’amminoacido essenziale che, essendo contenuto in quantità ridotte rispetto agli altri, diviene limitante per la sintesi proteica. L’avena è quindi un ottimo alimento, nutritivo e riequilibrante, anche per i vegetariani.

Β-glucani presenti nella fibra solubile agiscono positivamente anche nei confronti di altre patologie dismetaboliche tipiche delle società industrializzate. Il basso indice glicemico, per esempio, la rende un alimento prezioso per i diabetici, che possono beneficiare del suo effetto stabilizzante sui livelli glicemici. Questa caratteristica è importante anche nella lotta contro i kg di troppo, poiché aiuta a controllare l’apporto di cibo prolungando il senso di sazietà dopo il pasto.

Da segnalare anche la presenza di avenina, un alcaloide concentrato nella crusca e dotato di effetto tonificante, energetico e riequilibrante. L’avena ha inoltre proprietà diuretiche e lassative (stimola l’intestino pigro), che contribuiscono a renderla una scelta salutare in qualsiasi momento della giornata.

Dal sito: www.my-personaltrainer.it

Categories Alimenti, News, Salute

Il melograno

L’immaginazione umana si spinge ben oltre gli archetipi imposti dalla ragione: la leggenda narra che il melograno fu un prezioso prodigio di Madre Natura, dalla quale tutto ebbe origine e nella quale tutto finirà. Numerose culture antiche, greche, ebraiche, cristiane e babilonesi, calamitate dal particolarissimo – nonché esclusivo colore traslucido, brillante e scarlatto dei semi di melagrane – erano fortemente persuase che questo frutto fosse un vero miracolo. La credenza fu ancor più rafforzata dall’evidente forza della pianta di melograno, vista la sua capacità di sopravvivere in habitat ostili, semidesertici.

Ippocrate, padre della Medicina, valutò il melograno nei suoi attenti ed approfonditi studi, elogiandone le virtù medicamentose, chiaramente dimostrate solamente nel corso degli anni seguenti. Le proprietà benefiche del melograno ipotizzate da Ippocrate vennero successivamente confermate dalla Scienza Ufficiale: nel tentativo di accreditare queste ipotesi, vennero ascritti al melograno ulteriori poteri curativi.

Analisi del termine

Il nome comune “melo-grano” affonda le radici nel latino antico malum e granatum, termini che in italiano rimandano rispettivamente alle parole “mela”  e “con semi”. La traduzione letterale “mela con semi” esprime appieno le caratteristiche peculiari del melograno. Malgrado la traduzione alluda ad una mela, il melograno, oltre al nome, della mela (propriamente detta) riporta solo parzialmente la forma, nient’altro

Il melograno apporta solamente 52-60 Kcal per 100 grammi di prodotto; è costituito da un’abbondante quantità d’acqua, corrispondente a circa l’80%, mentre il restante 20% viene ripartito tra zuccheri (13%), fibre (3-4%), proteine (1%) e grassi (0,5-1%).
Il melograno è fonte di potassio (250 mg/100g di prodotto) e fosforo (22 mg/100 g di frutto), ma si osserva anche una buona quantità di sodiomagnesio e ferro, mentre lo zinco, il manganese ed il rame sono presenti sono in tracce.
Il melograno è abbastanza ricco di vitamina C (20 mg/100 g di prodotto).

Proprietà ed impieghi

Da ormai troppo tempo si discute sulle presunte proprietà del melograno: tra le svariate ipotesi, alcune sono state effettivamente dimostrate, altre, invece, rimangono tuttora un’incognita.
Di seguito, sono riassunte le virtù ascritte al melograno:

  • Proprietà astringenti: nella corteccia, nei fiori e nell’esocarpo del melograno si riscontra una cospicua quantità di tannini (stimata intorno al 28%, tra cui acido gallico ed ellagico), le cui proprietà sono utili in caso di emorragie vaginali ed intestinali [tratto da Dizionario ragionato di erboristeria e di fitoterapia, di A. Bruni];
  • Proprietà antidiarroiche: la polvere ottenuta dalle scorze essiccate delle melagrane è ricca di tannini e, utilizzata in decotto, si presta a contrastare la diarrea;
  • Proprietà vermifughe ed antielmintiche: nella corteccia di melograno si è osservato che la pellettierina (molecola alcaloidica) agisce con effetto paralizzante, specificatamente nei confronti della tenia;
  • Capacità di preservare l’ossidazione lipidica: l’olio ricavato dai semi di melograno ed il succo rivestono buone proprietà antiossidanti;
  • Proprietà gastro-protettive: virtù medicamentosa dimostrata solamente nel modello animale; l’estratto di melograno sembra esercitare queste proprietà in particolare nei confronti di danni dovuti ad etanolo. [tratto da Dizionario di fitoterapie e piante medicinali, di Enrica Campanini]
  • Proprietà rinfrescanti delle gengive: l’infuso preparato con i petali dei fiori di melograni è utilissimo per rinfrescare il cavo orale, gengive in particolare;
  • Proprietà diuretiche: i semi vantano virtù diuretiche, seppur molto blande;
  • Proprietà aromatiche: rese dalla scorza delle melagrane. L’aroma e la profumazione intensa emanata dalle bucce dei frutti sono sfruttate per la preparazione di ottimi liquori ed aperitivi;
  • Proprietà antiossidanti: per la presenza di numerosissimi polifenoli e vitamina C;
  • Potenziali proprietà antitrombotiche, antiallergiche, vaso-protettrici e gastro-protettrici, virtù rese ipoteticamente dai flavonoidi.

 

Frutto anticancro?

Il melograno rientra nella categoria dei possibili frutti ad azione anticancro, ma – anche in questo caso – la teoria è in attesa di nuovi riscontri pratici. L’attività anticancerogena viene attribuita all’acido ellagico, in grado – almeno così si ritiene – di rallentare il processo di distruzione di P53 (o proteina tumorale 53), un potente antioncogeno che riveste la funzione di soppressore antitumorale. In parole semplici, il P53 è in grado di rallentare o sopprimere le cellule tumorali nascenti, e l’acido ellagico estratto dal melograno ne rallenterebbe la distruzione, proteggendo perciò l’organismo.

 

Melograno: tossicità

Nonostante il melograno appaia, di primo acchito, come un frutto innocuo, esso in realtà può costituire un pericolo per la salute di chi lo consuma. I casi di intossicazione da melograno sono tutti imputabili alla somministrazione eccessiva di principi attivi ricavati dalla corteccia: sonnolenza, cefalea, vertigini, difficoltà  respiratoria sono i sintomi collaterali più ricorrenti in seguito all’uso smodato di estratto di corteccia di melograno.
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